Indaco Reportage:Le controverse sanzioni contro la Russia mettono a nudo l’alleanza Occidentale.
Nella riunione americani ed europei hanno manifestato una sostanziale identità di vedute circa le sanzioni politiche ed economiche da adottare contro la Russia, ma al tempo stesso si sono ritrovati in disaccordo sulla sua eventuale cacciata dal G8. Gli Stati Uniti vorrebbero l’espulsione tout court della Russia dal G8, cosa che riporterebbe quest’organismo a prima del 1998, quando ancora Mosca non ne faceva parte, mentre i partner europei propenderebbero per una sua semplice sospensione.
La scelta d’una linea più morbida è spiegata dal timore che sanzioni troppo pesanti, che vadano oltre a delle semplici iniziative pubblicitarie, possano mettere a repentaglio l’ingente import – export tra la Russia e l’Unione Europea, con tutto il relativo corollario d’investimenti e di progetti.
In Russia l’Unione Europea trova più del 30% dell’energia di cui ha bisogno, nonché un vasto, crescente e promettente mercato per i suoi prodotti finiti. A tacere poi delle tantissime joint ventures tra aziende europee e russe, o di progetti come il South Stream, per il cui completamento tra l’altro solo pochi giorni fa la Gazprom e la Saipem, del Gruppo ENI, hanno sottoscritto un accordo da due miliardi d’euro. Di fronte a tutto questo, l’Unione Europea si sente come il vaso di coccio tra i due vasi di ferro, la Russia e gli Stati Uniti. Da delle sanzioni decise dagli Stati Uniti, ci rimetterebbe molto di più di quest’ultimi, venendo rimpiazzata nel commercio con la Russia dalla Cina. Perchè la posta in gioco è proprio questa: delle sanzioni troppo pesanti spingerebbero ancora di più Mosca a legarsi con le economie emergenti, a cominciare proprio dal dragone cinese. E’ finita l’epoca in cui non c’erano alternative economiche e commerciali all’Occidente, e le sanzioni varate da quest’ultimo rappresentavano il disastro per quel paese non allineato che se le vedeva comminare: oggi le alternative ci sono eccome, e si chiamano BRICS.Ma se l’Europa rischia di perdere in Russia il suo mercato e i suoi affari a vantaggio della Cina, anche gli Stati Uniti possono uscire notevolmente danneggiati da un rafforzamento della partnership sino – russa. Com’è noto, l’avvicinamento tra Mosca e Pechino è stato proprio il frutto delle strategie suicide portate avanti dalle amministrazioni Bush ed Obama, ed ha portato alla nascita d’una concorrenza formidabile per gli interessi degli Stati Uniti nel mondo.
Alla luce di quanto rischia di accadere, la visione egemonica dell’Occidente ne esce fortemente ridimensionata e gli equilibri nati dalla dissoluzione dell’ ex-blocco sovietico non sono più così sotto controllo come ai tempi dell’era Bush.
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