90% degli europei utilizzera' tutto il reddito per cibo ed energia - Lancet : tutta colpa dei no vax, vaccinazione di massa

La Giornata oggi inizia bene : "Oggi c’è il rischio di crack tra le società energetiche per la crisi di liquidità causata da normative pensate dopo Lehman, che hanno dato un grande ruolo alle controparti centrali (clearing house) e hanno aumentato il meccanismo delle garanzie".  (Sole 24 ore) Poiché le banche centrali di tutto il mondo aumentano contemporaneamente i tassi di interesse in risposta all'inflazione, il mondo potrebbe avvicinarsi a una recessione globale nel 2023, e a una serie di crisi finanziarie nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, secondo un nuovo studio completo della Banca Mondiale. Prosegue ancora meglio : Allarme della Banca Mondiale – L’economia globale rischia di sprofondare in recessione L'economia mondiale rischia di sprofondare in recessione, avverte l’istituto con sede a Washington, con l'inflazione ai massimi da decenni, l'economia globale che subendo il rallentamento più marcato dal 1970 e la fiducia dei cons...

Lega Nord 2.0, il ritorno delle camicie verdi

Lega Nord 2.0, il ritorno delle camicie verdi


di Elia Rosati
La Lega fin dalla sua nascita è stata una creatura nuova e sfuggente: uno dei primissimi esempi di “destra post-industriale” in Europa; un inedito mix di istanze rabbiosamente populiste, post-ideologiche, neoliberiste e razziste; uno dei primi movimenti a giocare spregiudicamente nel mercato elettorale dell'anti-casta e della “paura da shock da globalizzazione”.
Ma le peculiarità non sono finite: parliamo infatti, anche, del primo esempio italiano di movimento/partito esterno alla tradizione partitocratica repubblicana e costruito intorno da un unico leader/fondatore/frontman, il suo ex-segretario per più di vent'anni, Umberto Bossi.
Un mondo quello leghista che ha saputo cambiare diverse pelli, passando dall'indipendentismo da operetta alle stanze del potere romano, dalle crociate contro meridionali, prima, e immigrati, poi, alla rivolta fiscale contro l'Euro, mantendo però la barra a dritta e con toni sempre urlati, volgari e provocatori.
Per anni fu oggetto di indagine e analisi per sociologi e politologi a livello europeo, che però non ebbero mai dubbi nel classificare il Carroccio come un “movimento xenofobo, cattolico-tradizionalista ed etnoregionalista”.
Pochi avrebbero scommesso che il partito potesse sopravvivere al suo fondatore e agli scandali che hanno pesantemente attraversato il suo gruppo dirigente storico, ma queste elezioni sanciscono definitivamente l'avvio di una nuova era.
La Lega Nord a guida Salvini, infatti, appare una forza politica dall'immagine rigenerata, molto più in linea con i maggiori movimenti xenofobi e anti-euro dell'UE e che oggi scommette sul futuro, lanciando un progetto ricompositivo nel panorama della destra italiana, segnata dal declino berlusconiano.
Il Carroccio è riuscito a restare un partito in contatto col territorio, in grado di serrare i ranghi intorno ad un gruppo dirigente, post-bossiano, fatto di amministratori locali (dai veneti Tosi e Zaia, al lombardo Maroni), militanti “duri e puri” della prima ora come Borghezio e Speroni e giovani cresciuti nelle sezioni, nei consigli comunali, nella redazione della Padania e nelle adunate di Pontida, proprio come il quarantenne neosegretario.
Un partito, anche con Salvini, che resta a più anime, ma nuovamente in grado di canalizzare le proprie energie in vista di un progetto comune, con una strategia comunicativa molto più raffinata, a cominciare dallo stile grafico, ma che, nonostante i convegni con economisti e professori universitari sul futuro dell'Euro, le primarie per eleggere il segretario e i congressi in grande stile al Lingotto, resta su posizioni ferocemente radicali.
Nel dopo-Bossi, ancora una volta si riparte dal motivare la base, con i piedi ben piantati nel locale e lo sguardo rivolto all'Europa che per la prima volta va alle urne devastata dalla crisi economica.
Ne nasce una strategia a due tempi in grado di stare dentro la campagna elettorale per l'europarlamento ponendosi già un dopo, in Italia.
Si dispiega così la proposta di cinque campagne referendarie dal respiro nazionale come quelle per l'abrogazione della Legge Fornero (per una nuova normativa pensionistica), della Legge Merlin (per “regolare e controllare” la prostituzione) e per l'eliminazione delle norme, volute dall'ex-ministro Kyenge, che permetterebbero ai migranti con cittadinanza italiana di accedere ai concorsi pubblici.
A questi tre si aggiungono gli ultimi due quesiti: l'abrogazione delle Prefetture (un vecchio cavallo di battaglia della Lega) e la vergognosa eliminazione della Legge Mancino, che punisce dal 1993 “l'istigazione all'odio razziale”, definita “una norma contro la libertà d'espressione”, e utilizzata un po' a singhiozzo dalla magistratura contro alcuni esponenti leghisti e in modo più diffuso e costante contro i movimenti neofascisti.
E' importante notare come in queste iniziative referendarie, sostenute e pubblicizzate con grandi manifesti estremamente grafici e con un lavoro web ad hoc, scompaia ogni accento etno-regionalista, ma ricorra più volte la dicitura “pensare prima al futuro della nostra gente e dare perciò precedenza ai cittadini italiani”.
 Un forte rimando a quello che fu il concetto di “preferenza nazionale” del primo Front National.
A questo si somma una campagna elettorale becera condotta in tutta Italia all'insegna del blocco dell'immigrazione e per la fine della Moneta Unica: al posto del vecchio “Roma-Ladrona” arrivano le accuse all'EuroMerkel, alle banche e alla finanza.
Certo questi temi erano già presenti nella cultura leghista, dalla lotta contro le quote latte di fine anni '90 fino alle sparate anti-Schengen e anti-tasse, ma le invettive più di pancia hanno lasciato completamente il passo a messaggi meno urlati e rivolti, come non mai, ad un pubblico nazionale
. Il che risulta forse ancor più allarmante.
Il paragone scontato resta, di nuovo, quello con il Front National 2.0 di Marie Le Pen che, analogamente, ha dato prova di saper coniugare i suoi tradizionali toni “legge ed ordine” con un volto più rassicurante, funzionale ad intercettare i ceti impoveriti dalla crisi, in primis a livello amministrativo locale.
Lo stesso Salvini conosce bene questo doppio registro, essendo stato lungamente consigliere comunale a Milano e deputato a Strasburgo per due legislature (dal 2004 ad oggi), partecipando alla formazione di tutte le coalizioni di partiti xenofobi, islamofobi e anti-euro degli ultimi dieci anni.
Proprio nell'europarlmento, all'ombra del provocatore Mario Borghezio, da sempre un vero e proprio ministro degli esteri per la Lega, l'attuale segretario ha fatto la conoscenza e avviato sinergie con molti dei compagni di strada di oggi: dal Partito del Popolo Danese, all'United Kingdom Indipendence Party (Ukip) dai Veri Finladesi ai lituani di Ordine e Giustizia, fino appunto al Front National.
La Lega quindi ha saputo recuperare voti a destra e dare sostanza ad una opposizione all'Europa, in grado di attrarre anche qualche simpatia nell'elettorato Cinquestelle e di ottenere l'endorsement, importante nella circoscrizione centro, dei fascisti del Terzo Millennio di CasaPound e, nel nord-ovest, di alcune federazioni lombarde di Forza Nuova.
Ma in un quadro così incerto e ballerino come l'Europa della Crisi, nell'Italia di Renzi, la scommessa di Salvini è di medio periodo: pragmaticamente il terreno di riaggregazione e sperimentazione a destra, resta sempre decisamente padano.
Il giovane segretario leghista, infatti, non ha mai nascosto di continuare a pensare alla riconquista della sua Milano: un perfetto connubio tra politica locale e centrale, visto che nella nuova veste giuridica di più importante “città metropolitana”, il capoluogo lombardo rappresenta un palcoscenico amministrativo di primissimo piano anche a livello nazionale.
Una nuova scommessa, sempre più ambiziosa per la Lega Nord 2.0.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/lega-nord-20-il-ritorno-delle-camicie-verdi/
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