Bizzi intervista il Prof Taormina sulla denunzia di Maiorano a Renzi.
Mi sono già occupato, in vari miei articoli, di Alessandro Maiorano, il coraggioso dipendente del Comune di Firenze che, negli ultimi anni, ha presentato alle autorità competenti (Procure della Repubblica, Corte dei Conti e Guardia di Finanza) un numero impressionante di esposti e di denunce nei confronti di Matteo Renzi.
Sarebbe troppo lungo in questa sede riepilogare il contenuto di tutti questi atti, nei quali si ipotizza un elenco impressionante di ipotesi di reato a carico dell’attuale Presidente del Consiglio, relative alle società di famiglia e a fatti risalenti a quando l’Homo Massonicus era Presidente della Provincia di Firenze e a quando egli, per due mandati consecutivi, ha ricoperto il mandato di Sindaco del capoluogo toscano.
Fino ad arrivare alle più recenti vicende (mai chiarite) riguardanti la casa di Via degli Alfani, balzate agli onori della cronaca pochi mesi fa sempre per via delle denunce di Maiorano e
grazie all’interessamento del quotidiano Libero.
Invito quindi tutti coloro che ci seguono ad andarsi a rileggere i precedenti articoli.
È tutto nero su bianco, e la documentazione, credetemi, è vastissima.
Matteo Renzi non ha mai fatto chiarezza sulle accuse di Maiorano: mai una risposta, mai un confronto, e tutti i giornali e le tutte le televisioni hanno abilmente contribuito a far passare tutto sotto silenzio, senza quindi fare il loro dovere verso i cittadini.
L’unica risposta di Renzi è stata una querela per diffamazione nei confronti di Maiorano. Querela che la Procura della Repubblica di Firenze sta portando avanti e che per Matteo Renzi potrebbe rappresentare un vero e proprio auto-goal: cosa di cui pare essersi reso conto.
Torno oggi a scrivere dell’argomento perché ci sono stati nuovi e interessanti sviluppi.
Nella giornata di ieri (23 Ottobre), infatti, mi ha contattato Alessandro Maiorano per riferirmi un particolare decisamente inquietante confermatomi dall’avv. Carlo Taormina, suo difensore.
Il dettaglio è che Taormina ha chiesto l’accorciamento dei tempi del processo, ma la Procuratrice Marzia Cacchiani ha rigettato la richiesta, rimandando il tutto a giugno 2015 e, per di più, senza fornire alcuna motivazione!
Una prassi insolita perché, di fronte ad un imputato che chiede l’abbreviazione dei tempi in un processo simile, dove l’imputato muove simili accuse ad un querelante che è poi addirittura il Presidente del Consiglio, ci si aspetterebbe il massimo della velocità.
Di quali altri processi più importanti di questo potrà mai doversi occupare il PM?
Stessa Procura di Firenze che, anche in un altro caso, per mano del Dott. Luca Turco, in riferimento alla vicenda della casa di Via degli Alfani, ha aperto un fascicolo Modello 45: iscrivendo cioè la denunzia nel registro dei fatti non costituenti reato.
Che cosa sia un Modello 45, e quali diabolici meccanismi processuali si celino dietro questa sigla, ce lo ha spiegato molto bene Paolo Franceschetti in uno dei suoi ultimi libri: «Il famigerato (per il giurista) Modello 45, che non si studia all’università, ma solo sui campi di battaglia dei tribunali, che cosa sia è presto detto.
Quando il PM indaga ha l’obbligo di chiudere le indagini in un tempo predeterminato dalla legge, diverso a seconda dei reati in esame. Al termine del tempo previsto, egli ha due possibilità: può chiedere l’archiviazione o chiedere il rinvio a giudizio.
Il codice non prevede una terza possibilità, cioé che il PM non chieda nulla: in tal caso il processo è insabbiato per sempre e viene inserito nel cosiddetto Modello 45, il modello delle denunce non costituenti reato.
È sotto questo famigerato modello che vengono insabbiate le inchieste a magistrati, politici, persone potenti, di cui spesso non si avrà mai notizia».
Potrà mai così facendo la Procura di Firenze accertare alcunché su Renzi nell’arco temporale che più interessa alla società: quello in cui la governa in qualità di Presidente del Consiglio? Secondo molti assolutamente no, perché Renzi potrebbe non arrivare nemmeno alla prossima udienza: cosa grave perché nella denegata ipotesi avesse mai Renzi commesso quei reati essi sarebbero reati commessi nella sua qualità di uomo politico.
Trattandosi non di un cittadino qualsiasi, ma del Presidente del Consiglio, come mi ha giustamente fatto notare l’Avvocato Marra, dovrebbe essere la stessa Procura ad accelerare i tempi.
In un Paese normale, insomma, si direbbe che la giustizia dovrebbe voler bruciare i tempi per accertare se sono vere o no cose che, nella mera ipotesi fossero vere, richiederebbero che la cosa pubblica venisse tolta immediatamente dalle mani di Renzi, ma da noi no, nemmeno quando lo chiede l’imputato Maiorano.
Denunzia, si badi, quella che Maiorano fa per difendersi dall’accusa di diffamazione con l’exceptio veritatis, che è per corruzione, peculato, riciclaggio e associazione a delinquere ad opera del Presidente del Consiglio: cose che dovrebbero riempire i giornali di tutta Italia e che dovrebbero causare una frenetica attività investigativa.
Invece niente: iscrizioni a modello 45 e lunghi rinvii..
Ebbene, noi non sappiamo che dire circa la colpevolezza o l’innocenza di Renzi, ma se in via di mera ipotesi il processo volgesse diversamente sarebbe veramente spiacevole che la magistratura non avesse trovato il tempo di intervenire per tempo.
Ma siamo sicuri che la Dottoressa Marzia Cacchiani renderà presto giustizia all”avv. Taormina ed a Maiorano e vorrà quantomeno spiegare loro, ed agli italiani, il perché di tanta poca fretta.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
Nicola Bizzi
Commenti
Posta un commento