Il giorno più lungo del M5s: l'espulsione di Artini e Pinna rischia di far saltare il banco nel Movimento
Sembra la scena di un film drammatico con tinte noir.
Quattro uomini si infilano di sera in una macchina, imboccano l'austostrada, e si dirigono verso una sperduta casa di campagna, in cerca di giustizia.
Fuori dal cinema, Marco Baldassarre, Tatiana Basilio, Samuele Segoni, deputati del Movimento 5 stelle, si sono seduti accanto a un Massimo Artini fresco di espulsione, e hanno innestato la marcia fino a Marina di Bibbona, dove Beppe Grillo sta passando alcuni giorni nel suo buen retiro sulla spiaggia.
Vanno a cercare di capire cosa sia successo, cosa non abbia portato al tilt quella pur imperfetta macchina chiamata Movimento 5 stelle.
Paola Pinna, l'altra espulsa, è lapidaria: "Ma che vado a fare, è probabile che Grillo non ne
sappia niente".
Può darsi, più probabile di no.
Ma dopo la scelta unilaterale del sondaggio che ha condotto alla porta i due parlamentari, le 5 stelle del simbolo più che indicare la rotta appaiono meteoriti in procinto di sfracellarsi sul suolo.
Il disorientamento è tanto.
Grillo è irraggiungibile da tempo quasi per tutti, la Casaleggio Associati interloquisce con un ristrettissimo gruppetto di persone.
Per dare l'idea dello spaesamento che regna nella maggior parte del gruppo parlamentare, basta sentire Patrizia Terzoni, onorevole difficilmente tacciabile di dissenso: "Qualche tempo fa ho chiamato alla Casaleggio per chiedere chi si occupasse del sito www.tirendiconto.it, mi ha risposto che non ne sapeva nulla!".
Non si sa chi decide, non si sa come decide.
Di certo si sa che il motivo dell'espulsione non sono i soldi, come hanno cercato di rispondere Artini e Pinna pubblicando i bonifici e accusando di falso il blog.
È l'Ansa a spulciarsi il sito dei grillini, e fa un po' di conti.
Il risultato?
Le schede di 142 parlamentari sono in ritardo con gli aggiornamenti.
Per la cronaca, i parlamentari del M5s sono 143.
Così Pinna ha scontato la libertà di pensiero e di parola che, a torto o a ragione, ha esercitato fin dalle prime settimane in Parlamento.
Artini uno scontro con lo staff di Gianroberto Casaleggio su un pasticcio combinato con un server a cui si appoggiavano le mail di molti parlamentari.
"Sì, tu prova a fare un post chiedendo l'espulsione per questi motivi, e vedi come lo mandano a quel paese a Grillo - spiega un deputato -
È ovvio che se fai annusare alla gente il sangue di soldi intascati indebitamente l'esito non può essere che scontato".
Ma Artini, più che Pinna, sono stimati dalla stragrande maggioranza dei colleghi.
E la scelta di Grillo e Casaleggio di infischiarsene delle regole che prevederebbero che l'espulsione passi prima per un voto degli eletti di Camera e Senato ha lasciato tantissimi basiti.
Un gruppetto di 5 stelle fa un punto notturno.
Durante il giorno non c'è stato né tempo, né modo.
Manca lucidità.
"Ognuno dice la sua, ma non credo che arriveremo a fare documenti, non riusciamo a metterci d'accordo".
Mai come ora manca una leadership all'area più eterodossa del Movimento.
Così sono tanti i disillusi che spiegano come "andrà a finire come al solito, che ognuno prenderà le proprie decisioni".
Lo spaesamento è tanto, e molti guardano a Federico Pizzarotti come possibile punto di riferimento.
Grillo e Casaleggio vanno avanti per la propria strada:
Un uomo dello staff vicino ai due leader spiega qual è il punto: "Beppe è stanco di affrontare giornalmente i problemi, e Gianroberto ha i problemi che tutti conosciamo.
Così da qualche mese a questa parte hanno deciso di tagliare la testa al toro: c'è un problema?
Bene, eliminiamolo.
Hanno iniziato dallo staff in Europa, poi hanno proseguito con De Franceschi in Emilia Romagna e quelli di Occupypalco, ora tocca ai due deputati, toccherà nel prossimo futuro a qualcun altro.
Meglio una falange compatta e facilmente orientabile che una moltitudine troppo composita. E pazienza se scoppia la rivolta, anzi meglio, si eliminano prima altri potenziali problemi".
Ma, pur in ordine sparso e con molti dubbi, il dissenso nel M5s si allarga.
"Sotto casa di Grillo ci sono un centinaio di attivisti che protestano", spiega Baldassarre.
Nei forum e nei meetup sono tantissimi quelli che criticano gli ultimi episodi E tantissimi parlamentari fino ad oggi silenti si sono esposti per difendere i colleghi: da Emanuela Corda a Paolo Bernini, da Luca Frusone a Tatiana Basilio, da Marco Baldassarre a Tiziana Ciprini. Perfino Claudio Messora ha criticato apertamente le decisioni dei due diarchi.
E ancora di più sono stati i fedelissimi rimasti silenti.
Il problema, da qui ai prossimi giorni, sarà capire come trasformare in politica questo senso di profondo disagio.
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