Afghanistan, Washington Post svela 18 anni di menzogne Usa su guerra al terrorismo
Non e' importate, quale sia la vera realta' , e' importante quale realtà riusciamo a far percepire alle masse.....
E' tutto racchiusa in questo antico motto di origine squisitamente massonica, la chiave di volta per spiegare i risultati dell'inchiesta
del Washington Post ( link per articolo integrale di approfondimento)...
Quasi 1.000 miliardi di dollari spesi, 2.300 militari e 3.800 contractor americani uccisi per una guerra ormai persa.
Ma ciò che di nuovo emerge dall’inchiesta del Washington Post e dalle circa 2mila pagine di documenti riservati e interviste confidenziali a funzionari e ufficiali statunitensi è che, per 18 anni, i tre governi Bush, Obama e Trump hanno mentito e nascosto le prove del fallimento della campagna militare in Afghanistan, cercando di far passare il messaggio che la guerra ad al-Qaeda e la lotta all’integralismo Taliban potessero essere vinte.
I racconti di chi, dopo l’11 settembre 2001, si è trovato all’improvviso catapultato in un Paese ormai abbandonato nelle mani dell’estremismo degli Studenti coranici raccontano di ufficiali impreparati, soldati spaesati e strategie di combattimento e lotta al terrorismo, al crimine organizzato, al radicalismo e al traffico di stupefacenti che si sono rivelate fallimentari.
“Cosa abbiamo ottenuto con questi 1.000 miliardi di dollari spesi? ha chiesto ai funzionari di governo Jeffrey Eggers, Navy Seal ritiratosi
Quando abbiamo ucciso Osama bin Laden, ho detto che Osama stava probabilmente ridendo nella sua tomba sott’acqua ripensando a quanto avevamo speso in Afghanistan”.
Ma l’inchiesta del Post svela soprattutto le bugie sui falsi progressi delle forze occidentali, a guida americana, nel Paese.
Progressi che devono invece essere ridimensionati, con i Taliban che, negli ultimi anni, hanno riconquistato terreno tornando a un dominio record dall’invasione americana del 2001, mentre il numero delle morti civili ha fatto registrare i dati più alti da quando sono iniziati i rilevamenti, nel 2010.
Nell’inchiesta si legge che diversi funzionari hanno dichiarato che al quartier generale militare di Kabul e alla Casa Bianca era pratica comune quella di diffondere dati falsi per far credere all’opinione pubblica che, invece, l’operato delle forze Usa stesse portando a risultati positivi.
“Ogni informazione delle indagini è stata modificata per diffondere la migliore immagine possibile”, ha dichiarato Bob Crowley, colonnello dell’esercito e consulente senior per la controinsurrezione.
“Non invadiamo i paesi poveri per renderli ricchi – ha risposto alle domande del governo James Dobbins, un ex diplomatico americano che ha servito come inviato speciale in Afghanistan sotto Bush e Obama, non invadiamo i paesi autoritari per renderli democratici.
Invadiamo i paesi violenti per renderli pacifici e, chiaramente, abbiamo fallito in Afghanistan“.
Lo stesso Sopko ha dichiarato che “il popolo americano è stato costantemente ingannato“, mentre Douglas Lute, generale dell’esercito americano in pensione aveva detto: “Eravamo privi di una conoscenza di base dell’Afghanistan.
Non sapevamo cosa stessimo facendo.
Non avevamo la più pallida idea di ciò che ci eravamo impegnati a fare”.
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